In questa delicata fase sui mercati finanziari, che vede sotto attacco della speculazione internazionale il sistema-Italia, molti risparmiatori si staranno chiedendo se i titoli di stato italiani sono davvero sicuri, nonostante la grave crisi dei debiti sovrani in Europa, la crisi dell’euro e lo spread Btp-Bund sopra 500. Se ci si pone questa domanda, vuol dire che si teme per un clamoroso fallimento dell’Italia. Oggi i Btp a 10 anni rendono il 6,5%, su livelli record che esprimono la paura degli investitori non tanto per un collasso dell’Italia bensì dell’intera unione monetaria.
Il destino dell’Italia sembra essere legato a doppio filo con quello della moneta unica. Se salta l’euro, allora le conseguenze potrebbero essere catastrofiche per tutti i paesi, ma senza dubbio i primi a cadere sarebbero quelli più deboli e indebitati come Italia, Spagna, Portogallo e ancora Grecia. Tuttavia, ci sono dei segnali che i mercati non stanno riconoscendo all’Italia in questa fase di panico da vendite. Secondo il Fmi, nel 2013 l’avanzo primario dell’Italia sarà al 4% del pil, il maggiore nella zona euro e superiore a quello di Stati Uniti e Regno Unito. Uno sforzo enorme.
Negli ultimi anni sono state varate 10 manovre, contando anche le leggi di stabilità e la spending review, per una correzione complessiva sui saldi pari a 329,5 miliardi. I problemi dell’Italia restano la scarsa crescita e la dimensione montre del debito pubblico. La terza recessione in cinque anni brucerà quest’anno due punti di pil e dovrebbe protrarsi fino al secondo semestre 2013. La disocuppazione è vista sopra il 10% nei prossimi mesi, mentre l’inflazione ormai supera il 3,3%.
Gli sforzi dell’Italia si vedono nell’avanzo primario, ovvero il saldo di bilancio al netto degli interessi sul debito. Secondo CsC lo spread dovrebbe essere oltre 300 punti inferiore a quello attuale. A pesare sull’andamento dei bond governativi sono anche i giudizi delle agenzie di rating: Moody’s valuta il paese “Baa2”, Fitch “A-“, S&P “BBB+”. I bookmakers si divertono anche a scommettere sull’Italia, come primo paese ad abbandonare l’euro. Rispetto a due mesi fa le possibilità di vittoria sono aumentate al 12,5% dal 7,7%. Parlare di pericolo di fallimento sembra al momento eccessivo, anche se il rischio di una ristrutturazione del debito (magari non più del 20-30%) o ricorrere agli aiuti finanziari non può essere escluso a priori in caso di collasso dell’euro.