L’aumento dell’Iva deve essere considerato come confermato se non si trovano entrate alternative che possano scongiurarlo: è questo ciò che ha dichiarato il ministro del Tesoro Giovanni Tria nel corso dell’audizione odierna sul Def davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.
Secondo il ministro i dati dei primi due mesi del 2019 possono essere definibili incoraggianti ed il Def “conferma i pilastri dell’azione governativa: rafforzare l’inclusione e ridurre il gap di crescita” con gli altri paesi dell’Eurozona ed il lavoro sul “rapporto debito Pil“. Ha sottolineato Giovanni Tria:
[…]E’ anche necessario un cambiamento del modello di crescita europeo verso una promozione della domanda interna, senza pregiudicare la competitività. La revisione al ribasso delle stime di crescita risulta pienamente coerente con l’evoluzione della situazione economica generale: a dicembre era all’1% al di sotto dell’1,2% della Ue. [Questo] “consente di sottolineare che il governo non ha affatto peccato di ottimismo” e che “le revisioni si sono rese progressivamente necessarie scontando l’andamento della seconda metà del 2018, inferiore ad attese che avevamo chiaramente indicato come rischi di previsione.
E sull’Iva ha spiegato:
La legislazione vigente in materia fiscale è confermata in attesa di definire, nei prossimi mesi, misure alternative: lo scenario tendenziale (del incorpora gli incrementi dell’Iva e delle accise dal 2020-2021.
Un quadro diverso da quello prospettato in campagna elettorale dalle forze politiche di maggioranza e tuttora ribadito in diverse occasioni. Il ministro dell’economia non ha mancato di sottolineare come il perseguimento del miglioramento dei conti richiede uno sforzo fiscale che al momento rallenta il ritmo di crescita dell’economia ma che porterà risultati sul lungo termine.