La Cina è sempre più una potenza mondiale, ormai stabilmente seconda economia e con voglie di leadership a livello globale. La strategia, semplice e al tempo stesso efficacie, è quella di investire nei porti sporsi nel mondo, per continuare ad essere la fabbrica globale, oramai anche di alta ingegneria. Il Financial Times ha annunciato che la Cina avrebbe raddoppiato gli investimenti nei porti, per i prossimi anni: da 9,97 miliardi di dollari a 20 miliardi di dollari.
I punti focali di questa strategia si snodano su tre rotte marittime: la blue economic passages per sviluppare la One Belt One Road, la nuova Via della Seta con sistemi terrestri e marittimi integrati è la rotta più importante per il colosso asiatico. Qui sono coinvolte 65 nazioni tra Asia ed Europa, un bacino di utenza che comprende più della metà della popolazione mondiale.
Il piano è stato svelato anche da Grisons Peak, banca d’affari inglese, ma non senza difficoltà nel creare i presupposti politici e burocratici con questi paesi, naturalmente osteggiati anche dalla concorrenza di altri paesi, che vorrebbero anche loro sviluppare un nuovo commercio globale. Concreta sembra la “conquista” dell’Europa, con gli investimenti nei porti del Pireo e Vado Ligure, e le mire nei porti del Nord Europa, se l’Italia sarà in grado di rispondere alle esigenze commerciali del traffico internazionale.
L’altra rotta è quella dell’Oceano Indiano, dove gli investimenti sono già forti, mentre meno concreta ed immediata, è quella dell’Oceano Artico.