A guardare i rapporti mensili dell’Abi, le banche italiane si mangiano 15 miliardi di risparmi degli italiani. Colpa loro o del governo, o dell’economia?
Vediamo nel dettaglio cosa dicono i rapporti dell’Abi.
I rapporti dell’Abi
L’Abi ci dice che la raccolta bancaria a novembre è stata di 1.702 miliardi di euro, in diminuzione rispetto a ottobre, i conti correnti e di deposito sono a 1.464 miliardi. Di questi, 390 miliardi sono nei conti deposito.
Il problema inizia con le imposte di bollo, che erodono l’interesse lordo per girarlo allo stato. Colpa dello Stato dunque? Alcune banche offrono l’imposta di bollo ai propri clienti, ma chiaramente questo è un costo per loro. Il problema, che viene dalle banche, è la remunerazione dei risparmi, in relazione all’inflazione. Quest’anno, l’inflazione è tra l’1,1% e l’1,2%. Il problema è che i depositi non sono renumerativi, visti i tassi applicati sui mutui. Parliamo del 2,57% medio, che portano a 36 miliardi di incassi senza tener conto dell’inflazione. Calcolando anche questa, se potesse essere richiesta, ai clienti tornerebbero circa 16/17,5 miliardi. La perdita è dunque di 15 miliardi l’anno in potere di acquisto, tassazione esclusa.
Il problema è che alle banche italiane non c’è alternativa. Le obbligazioni rendono poco, e comunque vanno in negativo in caso di vendita anticipata. Il mercato azionario soffre di grande volatilità ora, ed è un affare troppo complicato per rischiare i risparmi sui titoli. Chi ha la possibilità, può chiedere un mutuo, a costo molto basso, e investire nel mattone.