Come tutti gli anni, in tempi di manovra, scattano i conti sulle coperture, sulla coperta corta e tutte le polemiche che di solito accompagnano la Legge di Bilancio. È la dottrina Padoan del “sentiero stretto” a segnare la manovra di quest’anno e degli scorsi due anni. Intanto è stata sterilizzata l’Iva, per 15,7 miliardi, e sono stati reperiti 22,5 miliardi di risorse. Ma il 70% della manovra aveva assegnazioni già dal debutto, dati gli scarsi fondi su cui il governo può fare affidamento. Quindi scatta la caccia ai soldi, e l’interesse delle autorità di vigilanza e non, come la Corte dei Conti e Banca d’Italia. Nel mirino le risorse incerte, quelle che dovrebbero derivare dal gettito fiscale ipotetico, di cui si è parlato con il Ministro dell’Economia, in audizione lo scorso martedì. Per Padoan, le coperture ci sono, e sono state approvate anche dalla UE.
Mancano però 7,2 miliardi all’appello, che dovrebbero derivare da nuove entrate. Per prima cosa si rinvierà la flat tax sull’Iri, al 2019, per reperire 2 miliardi, mentre un altro miliardo lo stato se lo verserà da solo, attraverso l’Irpef dei dipendenti pubblici. Ancora un miliardo dovrebbe essere reperito con la rottamazione delle cartelle esattoriali, e un altro miliardo grazie a compensazioni e fatturazione elettronica, che però sarà completa soltanto nel 2019. Infine, oltre alle rivalutazioni immobiliari, il classico salvagente dei giochi d’azzardo.