Nessuna procedura d’infrazione per la manovra: l’Italia conquista all’ultimo momento la libertà da una conseguenza dell’operato governativo che avrebbe potuto avere effetti devastanti sulla nostra economia. La correzione è stata sensibile ed ha portato, se non ancora ad un contesto ottimale, per lo meno a tirare un sospiro di sollievo.
Il collegio dei commissari riunito a Bruxelles ha dato il suo via libera all’accordo raggiunto dalla Commissione con il governo italiano sulla legge di Bilancio: per il 2019 è quindi previsto un deficit nominale al 2,04%, lontano da quel 2,04% che si era arrivati a festeggiare affacciandosi dal balcone. Calano poi i numeri negli anni successivi: nel 2020 il rapporto deficit/Pil è previsto all’1,8% e nel 2021 all’1,5%.
Valdis Dombrovskis, nel commentare l’accordo raggiunto, si è mosso con cautela pur sottolineando quanto la situazione sia da non abbandonare a se stessa:
La soluzione sul tavolo non è ideale, non dà una soluzione a lungo termine per i problemi economici italiani. Ci consente di evitare per ora di aprire una procedura per debito, posto che le misure negoziate siano attuate pienamente. L’Italia sta a cuore all’Europa e all’area euro, che esce rafforzata da questo risultato positivo. Dimostra che le regole Ue ci sono e funzionano. Se qualcosa va male [nel corso dell’approvazione parlamentare], possiamo tornare sulla questione a gennaio: la scadenza per l’Ecofin per decidere sulla procedura è sempre febbraio. Su questo siamo stati molto chiari nella risposta all’Italia. Le misure addizionali trovate dall’Italia ammontano a 10,25 miliardi.
Come si è ottenuto di rientrare un po’ di più nei numeri? Con un lavoro di diplomazia del premier Giuseppe Conte ed il rinvio di promesse elettorali quali la quota 100 ed il reddito di cittadinanza.