Con il passare dei giorni si evidenziano quelle che potrebbero essere le caratteristiche della pace fiscale voluta dal Governo. Ed a quanto pare, data la sua natura, dovrebbe avvenire in due tempi al fine di accontentare tutte le parti in causa offrendo una vera soluzione.
Il primo passo dovrebbe essere la verifica delle liti pendenti e una rottamazione delle cartelle esattoriali per poi passare ad un “ravvedimento” potenziato per gli anni ancora accertabili e alla definizione di un meccanismo per chiudere le liti potenziali. Il primo capitolo delle pace fiscale sembra essere già stato inserito (o lo sarà a breve prima della presentazione) nel decreto collegato alla manovra mentre l’altra parte dovrebbe essere definita in brevi tempi in Parlamento. Il tutto limitando la pace fiscale ai 500 mila euro di imponibile (che conterrebbe in pratica il 96% delle cartelle esattoriali, N.d.R) con un’aliquota applicata all’extra reddito pari al 20%.
Un atto quindi alla fine di semplificazione fiscale che per eliminare le disparità tra la scorsa sanatoria e quella in avvenire, porterebbe anche a rivedere il meccanismo della prima portando ad una diversa distribuzione delle spese di giudizio. Insomma, se davvero la pace fiscale dovesse avvenire in questi termini potrebbe rivelarsi utile per tutti quei debitori nei confronti dello Stato che non hanno pagato ancora per difficoltà economiche.
Anche i termini di pagamento dovrebbero essere ritoccati, con la possibilità di dilazioni fino a 5 anni, offrendo la stessa possibilità anche a coloro che avevano usufruito della definizione agevolata ma non erano riusciti a rispettare gli accordi a causa della difficoltà di sostenere versamenti rateizzabili su due anni.