L’Istat rivede al ribasso le stime relative al Pil pur mantenendolo positivo, trascinando involontariamente la Borsa di Milano al ribasso nonostante i buoni dati sul PMI manifatturiero Italiano.
Entrando nello specifico l’Istat ha rivisto al ribasso le stime sulla crescita del Pil nel terzo trimestre: sostenendo un aumento dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e dell’1,7% nei confronti del terzo trimestre del 2016 mentre la stima preliminare pubblicata a metà novembre aveva rilevato un aumento congiunturale dello 0,5% e un aumento tendenziale dell’1,8%. Per ciò che riguarda invece l’indice Pmi, l’elaborazione Markit/Adaci mostra che lo stesso è salito a 58,3 toccando il massimo dal febbraio del 2011. E’ positivo che i dati si siano consolidati al di sopra dei 50 punti nonostante, tra le altre cose, il rallentamento della crescita dell’occupazione.
Le importazioni e le esportazioni sono cresciute, rispettivamente, dell’1,2% e dell’1,6% e la domanda nazionale al netto delle scorte, come sottolineano i dati Istat, hanno contribuito alla crescita del pil per 0,7 punti percentuali. Commentano dall’Unione Nazionale Consumatori in merito a cosa questi dati effettivamente significano per la popolazione:
La notizia positiva è che, nonostante il calo della stima, la previsione del governo di una crescita del pil all’1,5% nel 2017 resta per fortuna valida. Quella negativa è che siamo ben lungi da quel percorso di crescita che servirebbe al Paese dopo una crisi che non ha precedenti nel dopoguerra. La spesa delle famiglie arranca, in particolare quella dei beni non durevoli, acquistati anche da chi è in difficoltà: un segno che le famiglie faticano ancora ad arrivare alla fine del mese.