I dati sul Pil statunitense sono molto positivi, e, complici i segnali che sta lanciando la BCE, la fiducia in Europa torna ai massimi pre-crisi. Negli USA il Pil è cresciuto del 1,4%, mentre Draghi continua a lanciare segnali positivi, e messaggi di politiche monetarie non di emergenza, come lo sono state quelle dei QE negli ultimi due anni.
I mercati sembrano fiduciosi, anche se non ci sono grossi movimenti, con piccoli guadagni a Parigi (+0,9%), e Londra (0,13%), mentre Milano perde lo 0,5% e Francoforte lo 0,65%.
Gli analisti stanno seguendo gli sviluppi delle politiche monetarie delle principali banche centrali, tutte votate alla normalizzazione. Se la FED ha già alzato i tassi e interrotto il suo programma di QE, la BCE si allineerà presto, con la conclusione del programma di iniezione di liquidità per la fine dell’anno.
Gli indici macroeconomici, seppur fiacchi, segnano un inversione di tendenza verso il sereno, e sembrano sufficientemente stabili per poter avanzare previsioni di ripresa economica.
Gli indici e le valutazioni crescono, nonostante le tensioni geopolitiche dell’era Trump, e la temuta guerra valutaria, per il momento, non è scoppiata, con il neo-presidente dimesso a più miti consigli. Se poi riuscirà a portare a termine la sua riforma fiscale, ci si aspetta un grande entusiasmo dei mercati, che potrebbe riportare tutti gli indici ai massimi.