Nessuno si aspettava il cambio avvenuto al vertice di Poste Italiane: a sorpresa l’amministratore delegato Francesco Caio fa spazio a Matteo Del Fante, lascia Luisa Todini (presidente) e vengono sostituiti 5 consiglieri su 6, compreso il cfo Luigi Ferraris. Cosa ha portato a questo?
E’ la domanda che si sono posti un po’ tutti una volta visionati i cambiamenti nell’incertezza se considerare tutto ciò come qualcosa di necessario o il frutto di qualche reazione ad eventi non positivi. Per alcuni, al momento, si tratta ancora di cambiamenti inspiegabili, conditi dal silenzio di Francesco Caio. La sua ultima apparizione pubblica è stata lo scorso mercoledì, quasi una settimana fa, quando sono stati presentati i dati del 2016: il report ha parlato di un utile netto in forte aumento (622 milioni, +12,7% sul 2015) risultati che non solo mostravano l’efficacia delle strategie scelte ma anche come sarebbe stato possibile, continuando su questa via, rispettare a pieno quello che indicava il piano industriale fino al 2020.
Per quanto però i risultati economici parlino da soli, sembrerebbe che a portare al cambio di vertice siano state le critiche alla gestione della società all’atto pratico e dei servizi: il recapito a giorni alterni e gli uffici chiusi scatenano proteste che non raccontano una buona pagina delle Poste Italiane come società. Cosa succederà ora? Per prima cosa si dovrà affrontare la seconda parte della privatizzazione della società e gli eventuali ricavi. E poi come di come migliorare effettivamente il servizio messo a disposizione dalle Poste, carente e necessitante di un miglioramento imponente per mantenere in positivo i buoni numeri archiviati.