Scorrendo i forum e la stampa specializzata sembra proprio che il mercato dei crediti deteriorati possa rischiare la bolla se la direzione non verrà corretta. Soprattutto ma non solo perché la loro gestione da parte di coloro che li comprano non è così scontata.
Come ha fatto notare anche il Sole 24 Ore non sono pochi i casi limite di coloro che vorrebbero pagare, magari con un piano ben strutturato e non riescono nemmeno a parlare con gli operatori. La realtà è che le banche hanno venduto grandi quantità di crediti deteriorati ma sono davvero pochi gli enti compratori che sanno lavorarci effettivamente per recuperare il credito e riuscire a non portare alla disperazione famiglie o imprese.
Ad una grande platea di lavoro deve per forza corrispondere il personale adeguato per una gestione corretta: e se la mole di lavoro, come spiega il quotidiano economico cresce del 73% come si può pretendere di gestirlo con solo il 23% di aumento di organico? E la raffazzoneria con la quale ci si trova talvolta ad agire non solo abbatte il cittadino già “torturato” ma anche questi stessi servicer che si ritrovano a vendere a loro volta i pacchetti di non performing loans dando vita ad un vero e proprio (assurdo) trading.
Tra l’altro per quanto riguarda i crediti deteriorati in Italia l’acquisto è stato fatto in buona parte anche a moltissime società e fondi stranieri che hanno riaffidato i propri portafogli per il recupero crediti ai servicer italiani: alcuni in grado di gestire il tutto, altri un po’ meno. E cosa succede? In quanto a cessioni di Npl la competizione tra i fondi si è fatta così agguerrita, che i prezzi degli Npl sono saliti. Troppo.