La Banca Mondiale ha rivisto le stime di crescita previste per la Cina e l’Asia. Escludendo il Giappone, la crescita dell’intero continente si fermerà nel 2012 al 7,2% (rispetto al precedente 7,6%), a causa proprio del taglio della stima sulla crescita Cinese, rivista dal 9,2% del 2011 al 7,7% attuale.
Queste proiezioni sono circondate da considerevoli incertezze e una varietà di rischi continua ad aleggiare sull’economia regionale e globale
Secondo la stessa banca mondiale difficilmente vedremo attuare dalla Cina un piano di stimolo all’Economia (come del resto non si è ancora visto in Eurozona); la ripresa potrebbe arrivare automaticamente nel 2013 ed una fase di contrazione è più che lecita visti i ritmi di crescita che il Paese ha sostenuto negli anni precedenti.
Mentre la crisi USA e dell’Eurozona investiva i mercati finanziari infatti, il più grande paese produttore di beni e servizi al mondo si affermava e cresceva a dismisura, fino a diventare il fulcro centrale della vita di tutti i giorni (basti pensare agli elettrodomestici ed ai vestiti che tutti hanno in casa). Se poi si considera che anche i prodotti di elite del mercato USA ed Europeo vengono prodotti ed assemblati nel Paese del Dragone (basti pensare all’Iphone) allora è facile capire perchè il taglio delle stime di crescita non è un dato negativo ma un semplice assestamento. Anche se si tratta del primo rallentamento da 11 anni a questa parte, la notizia non spaventa gli investitori ma colpisce i mercati nel breve termine, che ora cedono circa 1 punto percentuale.
Le tensioni comunque sono riconducibili alla situazione del Vecchio Continente, ancora troppo precaria per considerare fuori pericolo gli Stati a rischio come Spagna e Italia. Le misure di austerità pesano sui cittadini, che ancora faticano a rilanciare la crescita in vista del rally natalizio.
Il problema della disoccupazione (più che altro giovanile) affligge poi tutti i Paesi, rallentando le aspettative e, di conseguenza, i mercati.