Una tassa sui telefoni aziendali in arrivo? A quanto pare l’idea sarebbe già stata accantonata, ma da quel che si evince secondo alcune indiscrezioni stampa de Il Giornale il dossier relativo ancora non sarebbe scomparso dai tavoli del ministero del Tesoro, rendendo più complicato il raggiungimento di un’intesa tra tutte le parti chiamate in causa per la manovra.
Chi dice no ad una tassa sui telefoni aziendali
Come sempre uno dei maggiori problemi della politica italiana in ambito economico è rappresentato dalla comunicazione. E per ciò che riguarda la possibile tassazione delle business sim card non vi è nulla di differente. Sono stati molti gli scontri verbali e le proteste nate in seguito alla diffusione dell’indiscrezione ed ancora oggi non si è capito chi possa aver proposto questo “balzello”. Gli esponenti del Movimento 5 Stelle si sono detti contrari accusando gli alleati del Partito Democratico che hanno immediatamente risposto per le rime sottolineando di non essere stato la fonte della proposta. Ricostruendo i fatti sembrerebbe che l’idea sarebbe nata e subito dopo accantonata nel corso di un vertice tenutosi tra il ministro dell’economia Roberto Gualtieri, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il sottosegretario alla presidenza, Riccardo Fraccaro e la viceministra dell’Economia, Laura Castelli. Insomma, il pensiero sarebbe stato abbandonato immediatamente ma, come sempre accade quando le notizie non sono riportate chiaramente il caso è stato montato.
Quali sarebbero le conseguenze di una tassa sui telefoni aziendali
Sebbene sia possibile comprendere perché, ipoteticamente, siano state prese in considerazione le business sim come possibile veicolo di introiti finanziari, va detto che una tassazione sulle stesse creerebbe un sistema di problematiche senza fine per tutti i soggetti coinvolti: i consumatori aziendali pagherebbero di più, le società di telecomunicazioni vedrebbero un calo sostanziale della clientela e dei servizi che la stessa acquista e tutto ciò porterebbe ad un problema occupazionale che se aggravato potrebbe portare al licenziamento di lavoratori.
Tra l’altro una simile iniziativa si andrebbe ad inserire in un contesto come quello delle telecomunicazioni che già soffre dell’ipercompetitività dei propri protagonisti. Come ha sottolineato Asstel:
Il settore delle telecomunicazioni in Italia ha subito e continua a subire gravi perdite di valore, a causa di un mercato iper-competitivo, dei costi delle frequenze, e di regolamentazioni e normative penalizzanti. Non sopporterebbe un ulteriore aggravio, che si trasferirebbe inevitabilmente dai consumatori tassati ai bilanci delle imprese, già impegnate in rilevanti operazioni di riduzione dei costi, necessarie per compensare la contrazione di ricavi e margini.
Dalle camere della politica hanno smentito la notizia: i consumatori dovrebbero poter dormire sonni tranquilli.