La paura causata dall’emergenza globale relativa alla diffusione del Coronavirus inizia a colpire anche gli Stati Uniti che, per preservare l’andamento della crescita casalinga, ha deciso per mano della Fed di tagliare straordinariamente i tassi di interesse.
Come si è giunti al taglio dei tassi di interesse
Una decisione, quella di tagliare i tassi, presa per prevenire quelle che potrebbero essere le conseguenze dell’impatto della diffusione del Coronavirus per il paese. Un atto che non ha però fatto piacere al mercato azionario di Wall Street che ha visto in questa mossa una sorta di conferma del possibile presentarsi di una crisi economica, proprio come accadde nel 2008, e che ha perso fino al 3% nella giornata di ieri. Nel computo totale della situazione è necessario poi inserire anche la concomitanza del Super Martedì della primarie democratiche: un eventuale spettro di recessione avrebbe la sua influenza anche in quel sistema e nel candidato da scegliere contro Donald Trump.
Jerome Powell e la Federal Reserve non sono giunti a cuor leggero alla decisione di optare per un taglio di emergenza dei tassi d’interesse: il presidente della Fed ha infatti convocato una riunione del Federal Open Market Committee lo scorso lunedì sera per parlare dell’epidemia e del suo peggiorare: negli Stati Uniti si contano già nuovi morti e un focolaio nello Stato di Washigton. Proprio in base ai dati in costante aggiornamento la banca centrale americana ha deciso di tagliare il costo del denaro di mezzo punto, portandolo tra l’1 e 1,25% e lasciandosi la possibilità di eseguire altre correzioni.
Jerome Powell e l’intervento sui tassi
Jerome Powell ha quindi annunciato ieri cosa la Fed avesse intenzione di fare nel corso di un conferenza stampa straordinaria:
Il virus e le misure prese per contenerlo peseranno sull’attività economica qui e all’estero, per un periodo di tempo. Il taglio dei tassi non ridurrà il numero delle infezioni. Non aggiusterà i problemi della produzione. Lo sappiamo. Ma crediamo che le nostre azioni forniranno una spinta significativa all’economia.
A rendere più complesso il ruolo della Fed nel momento dell’emergenza, collabora anche una gestione non propriamente adeguata dei contagi. Sono molte le denunce, da parte di medici e semplici cittadini in merito a come i vari Stati e le diverse città stiano affrontando il conteggio dei casi: anche chiamando i numeri dedicati sembra essere impossibile, in ospedali e cliniche venire testati per il Coronavirus anche in presenza di una sintomatologia sospetta.
A tutto ciò deve essere poi aggiunto l’atteggiamento del presidente Donald Trump il quale sembra impegnato in una campagna di sottovalutazione del virus che potrebbe portare non solo danni all’economia, ma soprattutto problemi di salute alla popolazione, collaborando al raggiungimento della recessione globale legata a una potenziale pandemia sostenuta da Moody’s.