La Federal Reserve ha deciso di tagliare ancora i tassi di interesse e di farlo di 25 punti base all’1,75-2%: un passo che in buona parte gli analisti si aspettavano e che è stato accompagnato da alcune considerazioni legate allo stato di salute dell’economia americana non molto differenti rispetto a quelle estive.
La politica monetaria accomodante della Fed
I dati parlano chiaro: gli investimenti privati negli Stati Uniti ora appaiono indeboliti tanto quanto le esportazioni: a differenza dei primi, queste hanno rappresentato la vera novità economica discussa, a causa di criticità che prima non erano presenti. Tornando al taglio dei tassi, la decisione della Fed è stata presa a maggioranza e non all’unanimità: uno dei membri del comitato chiamato a decidere, James Bullard della Fed di St. Louis, ad esempio avrebbe preferito che i tassi venissero decurtati di almeno 50 punti base, mentre i rappresentanti di Kansas City e di Boston erano contrari ai tagli. Questo tipo di politica monetaria non è conosciuta per essere popolare all’interno della Fed, motivazione per la quale secondo gli esperti non vi sarebbe un programma di tagli molto esteso nel futuro prossimo della Banca Centrale Americana.
Possibili rialzi tassi d’interesse nel 2021 per la Fed
Ad ogni modo Jerome Powell, rendendo conto delle decisioni prese dal board ha sottolineato che l’istituto è pronto ad intervenire a seconda delle necessità: tradotto in parole semplici un nuovo taglio dei tassi verrà fatto se l’economia lo richiederà. Ha infatti sottolineato:
Non lo prevediamo, non è quello che ci aspettiamo ma sicuramente seguiremo questa rotta, se dovesse risultare necessario. Restiamo dipendenti dai dati.
Il presidente della Federal Reverse ha poi spiegato che le decisioni verranno prese riunione dopo riunione, rendendo reale seppur implicitamente, il fatto che la banca non stia seguendo una forward guidance: un comportamento nuovo sotto molti punti di vista che sta destabilizzando i mercati. Un approccio di questo genere non è favorevole agli investitori che non possono contare su una traccia proprio nel momento in cui vi sono incertezze che tra l’altro influiscono in maniera sostanziale su quelle che sono le aspettative relative all’inflazione che continuano a calare anche per gli Stati Uniti e non solo per l’Europa. Jerome Powell ha inoltre sottolineato come sia la politica fiscale al momento lo strumento più “adeguato” per far aumentare il ritmo di crescita sul lungo termine.
Uno stato di cose analogo a quello in atto in Europa: in entrambi i casi ci si aspetta che siano le banche centrali ad indicare la rotta.