Sarà la Fed a decidere cosa accadrà nei mercati nei prossimi mesi? Non è assolutamente da escludere e non solo perché quella americana è una delle economie più importanti ed influenti a livello mondiale.
In fin dei conti basta pensare al prossimo mese: teoricamente è a fine marzo che sapremo se gli Stati Uniti e la Cina saranno in grado di trovare un accordo sui dazi commerciali. E’ importante non dimenticare che proprio questa “diatriba” è stato uno degli “influencer” o “market mover” più influenti, insieme proprio alle politiche della Fed ed alle sue risposte nei confronti degli attacchi del Presidente Donald Trump verso il il numero uno Jerome Powell.
E non solo: in realtà in cima alla lista delle “preoccupazioni” degli investitori vi è prima di tutto, anche prima della Brexit, proprio l’attesa per la decisione della Federal Reserve sulla riduzione degli asset in bilancio. Il punto è uno: nel corso di questi ultimi 10 anni, per uscire dalla crisi innescata dai mutui subprime, la banca centrale americana ha potenziato ed in maniera sostenuta il proprio bilancio prima acquistando titoli per far ripartire l’economia e poi dando vita a ben 3 programmi di quantitative easing. Dal 2014 si è optato per uno stop di queste misure, ricomprando semplicemente i titoli di Stato che entravano in scadenza fino al 2018, momento in cui si è passati al quantitative tightening, ovvero lo smettere di comprare qualsiasi obbligazione statale dando vita ad una operazione di drenaggio di liquidità dai mercati.
Questi ultimi però non apprezzano, dato che la stretta coincide con il rallentamento della crescita. Cosa succederà ora? Si rimarrà su questa strada ed il bilancio verrà ridotto nel 2019 di 500-600 miliardi come già deciso o si opterà per una strategia diversa al fine di non bloccare la crescita?