La Federal Reserve ha fatto sapere di essere pronta ad alzare i tassi di interesse e lo ha detto forte e chiaro, attraverso un comunicato diretto ed esaustivo in materia. Non si tratta di qualcosa di inaspettato: erano mesi che il percorso preso dalla Banca Centrale statunitense indicava che sarebbe giunto un simile momento.
Cambiamenti in politica monetaria
All’interno del testo si legge che “con un’inflazione molto al di sopra dell’obiettivo del 2% e un mercato del lavoro forte, il Comitato si aspetta che sarà presto appropriato elevare il range per i Federal funds“. Esso si trova al momento ancora tra lo zero e lo 0,25% e non solo: l’acquisto di titoli da parte della Fed smetterà di esistere agli inizi di marzo. Questo porterà, come spiegato dal presidente Jerome Powell, a una stretta lenta e graduale nel caso in cui “le condizioni saranno appropriate”.
Il 2022 porterà quindi in dono agli Stati Uniti una diversa politica monetaria rispetto agli ultimi anni e sarà importante comprendere quale sarà l’effettiva reazione dei mercati, sia americano che europeo, a tale cambiamento. Lo scorso mese la Federal Reserve si era limitata a parlare dell’inflazione il cui livello aveva per qualche tempo superato il 2%: il punto sostanziale dell’intera questione è che da quel momento la situazione ha mostrato di essere peggiorata, rendendo necessaria una presa di posizione più forte per evitare danni. A dicembre Powell aveva sottolineato che i tassi di interesse sarebbero dovuti rimanere invariati fino al momento in cui le condizioni del mercato del lavoro non fossero state di “livello coerente”.
Il fatto che nonostante la pandemia gli indicatori economici abbiano continuato a rafforzarsi e che anche i settori prima più colpiti dalle conseguenze siano migliorati, accompagnati da un calo della disoccupazione rende possibile prendere decisioni che prima non sarebbero state prese.
Prospettive future economia statunitense
Per quanto sulle prospettive future il peso di alcuni rischi sia ancora presente, primo tra tutti il palesarsi di nuove varianti di coronavirus, secondo la Fed alla fine di questa ultima ondata dovrebbe manifestarsi una forte ripresa che porterà altrettanta forza nel mercato del lavoro con tanto di salari in crescita a una velocità più sostenuta su più strati sociali. Motivazione per la quale l’economia “non ha più bisogno di sostenuti e alti livelli di accomodamento monetario“.
La stretta, tra le altre cose, porterà anche alla riduzione delle dimensioni del bilancio della Banca Centrale che è ben conscia di essere al momento in gioco in una situazione d’incertezza che al minimo errore potrebbe rivelarsi dannosa: tale consapevolezza non è sufficiente però a limitare il percorso intrapreso.