La debolezza della ripresa economica sta influenzando anche l’inflazione di fondo, quella calcolata al netto del petrolio che è ai minimi da molti anni. La preoccupazione della Bce per il livello della ripresa e dei prezzi è concreto e per questo tutti i suoi massimi rappresentanti sono impegnati nel dire che – malgrado sia stato da poco lanciato un massiccio ritocco ai piani di sostegno dell’economia – Francoforte può fare ancora di più.
Anche perché la tenuta dell’Unione è costantemente sotto pressione e di conseguenza è difficile dire se sarà in grado di resistere a nuove ondate di crisi.
Incertezza sull’economia globale, stimoli deflazionistici e interrogativi sul futuro dei giovani e dell’Europa sono dunque al centro del messaggio che il governatore della Bce, Mario Draghi, ha scritto nell’editoriale del Rapporto 2015 della Banca centrale. “Il 2016 non sarà meno impegnativo dell’anno appena passato per la Bce”, ha rilevato il governatore.
Mario Draghi ha rivendicato come, in virtù delle forti misure di stimolo adottate, la Bce abbia dimostrato che non si arrende a una inflazione eccessivamente bassa, anche di fronte a forze deflazionistiche globali. Secondo il numero uno di Francoforte, gli stimoli varati consentono di aggiungere circa 1,5 punti percentuali al Prodotto interno lordo dell’area euro nel periodo 2015-2018, e hanno poi evitato che l’inflazione cadesse a valori ancora più bassi. In ogni caso, “le prospettive per l’economia mondiale sono circondate da incertezza” e “si pongono interrogativi riguardo alla direzione in cui andrà l’Europa e alla sua capacità di tenuta a fronte di nuovi shock”. In questo senso Draghi ha messo l’accento sull’alta disoccupazione giovanile che colpisce “la generazione più istruita di sempre” e rappresenta un vulnus significativo: “Per evitare una generazione perduta dobbiamo agire velocemente”.