La crescita progressiva dei prezzi globali del cibo ha ridotto ben 44 milioni di persone in uno stato di estrema povertà: il dato si riferisce, nello specifico, alle nazioni sviluppate ed è stato diffuso ieri dalla Banca Mondiale. L’istituto di Washington ha infatti rilevato come l’indice dei prezzi alimentari sia cresciuto di ben quindici punti percentuali nel periodo compreso tra ottobre e gennaio scorsi, grazie soprattutto ai rincari della carne, dello zucchero e dell’olio. La stima in questione è inferiore del 3% rispetto al picco registrato nel 2008, ma si tratta comunque di una situazione preoccupante. Secondo Robert Zoellick, numero uno della Banca Mondiale, i livelli raggiunti da queste tariffe sono pericolosi e rischiano di minacciare molti altri poveri nel mondo, la fascia di popolazione più vulnerabile. Tra l’altro, quando il cibo non rappresenta la causa primaria per le difficoltà socio-politiche, in particolare in Africa e nel Medio Oriente, rappresenta un elemento aggravante, come è successo in Tunisia e in Egitto in questi ultimi giorni.