Torna la paura sui mercati finanziari per la crisi della Grecia, dopo che negli ultimi giorni gli investitori erano stati scottati dall’annuncio shock di Bernanke sulla possibilità di ridurre il piano di quantitative easing entro fine anno ed eventualmente di azzerarlo entro la metà del prossimo anno. Negli ultimi mesi Atene sembrava sulla buona strada, grazie anche a 172 miliardi di euro di aiuti finanziari ottenuti dalla troika. La chiusura dell’emittente televisiva pubblica Ert ha scatenato vivaci proteste e dato vita a una nuova crisi di governo.
La coalizione di maggioranza guidata dal premier Antonis Samaras ha perso l’appoggio dei progressisti moderati del Dimar (il partito della Sinistra Democratica), guidati da Fotis Kouvelis. Samaras (Nea Dimokratia) può contare ancora sui socialisti del Pasok, ma ora la maggioranza parlamentare si è ridotta a tre seggi. La Grecia era ben avviata nel processo di miglioramento dei conti pubblici, con il deficit commerciale in diminuzione seppur a causa dei minori consumi.
Ora, però, torna l’allarme e il Fmi ha già fatto sapere di essere pronto a sospendere i pagamenti alla Grecia nell’ambito del piano di salvataggio, già a partire dalla fine di luglio. Tra l’altro ci sarebbe da coprire un gap di 3,7 miliardi di euro, per cui potrebbe anche essere necessario lo stanziamento di nuovi fondi da parte dei paesi dell’eurozona, in una fase di rapporti tesi tra l’Ue e il Fmi. Intanto, la borsa di Atene ha perso quasi il 10% in una settimana (ieri -6,1%), mentre il rendimento dei bond ellenici decennali è balzato sopra l’11,3% dall’8% di pochi giorni prima.
Atene è tornata a spaventare le borse europee, che hanno chiuso nuovamente in forte calo. La borsa europea che ha fatto peggio è stata Piazza Affari, dove l’indice FTSE MIB ha ceduto l’1,89%, zavorrato dai titoli del settore finanziario e dall’incremento dello spread Btp-Bund intorno a 290 punti base. Male anche Francoforte (-1,76%), Madrid (-1,56%) e Parigi (-1,11%). Londra ha perso lo 0,7%. Da segnalare che le vendite sui bond europei hanno colpito sia i paesi periferici che quelli “core”: il rendimento del Bund tedesco decennale è balzato all’1,73% ai massimi da 14 mesi. In America preoccupa l’ascesa dei tassi sui T-Note decennali, saliti sopra il 2,5% ai top da quasi due anni.