Banca Carige, sulla scia di quanto già deliberato da altri istituti di credito, lancia la sua nuova fase “dimagrante”. Una fase contraddistinta da uno snellimento dei costi (al fine di poter mantenere una posizione di gradita redditività in un clima da una congiuntura economica e finanziaria molto negativa, come l’attuale), e da un aumento di capitale che possa permettere di raggiungere il necessario obiettivo del rafforzamento patrimoniale.
Ad affermarlo è una nota diffusa dalla società, che giustifica le decisioni sulla necessità di conseguire un “rafforzamento patrimoniale, interventi sui costi operativi e investimenti per rinnovare il modello distributivo”. Il tutto, tradotto in termini più concreti – riportava Il Giornale – significa procedere al taglio di oltre 450 dipendenti entro il 2017 (su base volontaria) e a “una drastica riduzione delle spese generali di funzionamento, razionalizzazione della rete distributiva (le filiali), e infine una non (ancora) meglio specificata «rivisitazione della governance del gruppo con conseguente riduzione dei costi», che coinvolge inevitabilmente azionisti (a partire da Fondazione Carige), consiglio di amministrazione e management, oltre al dominus Giovanni Alberto Berneschi” (vedi anche Analisi Unicredit su piano Rcs).
La società, in una nota, annuncia anche “un aumento di capitale da offrire in opzione agli azionisti” che porterà risorse fresche utili per cavalcare il rinnovamento. Tutto ciò, precisa la banca, in ragione “dell’orientamento espresso dalla Consob circa le modalità di contabilizzazione dei profili di fiscalità differita, connesse al progetto di razionalizzazione che ha portato alla costituzione di Banca Carige Italia”.
“Proprio quest’ultima struttura” – concludeva nelle sue riflessioni Il Giornale – “che unisce gli sportelli fuori Liguria, avrebbe dovuto portare notevoli benefici economici alla «casa madre» di vico Casana, ma la Consob «ha ritenuto che tale contabilizzazione debba avvenire in continuità con quanto avveniva prima del conferimento». Insomma: se non è uno stop, poco ci manca. La Carige abbozza, non è d’accordo, ma si adegua. Le risorse di cui ha bisogno, pertanto, arriveranno da altre strade, e da una «dieta» particolarmente rigida. Magari, suggerita da qualche medico e/o infermiere diversi da quelli che si avvicendano oggi intorno all’illustre e ancora facoltoso paziente” (vedi anche Bundesbank fiduciosa su prospettive economia).