Stando a quanto affermato da Unioncamere, nel corso del 2012 sono nate 383.883 imprese, per il valore più basso degli ultimi anni, oltre 7,4 mila unità in meno rispetto al 2011. Il dato più preoccupante è tuttavia quello delle chiusure: nello scorso esercizio hanno infatti chiuso i battenti quasi 365 mila imprese, ovvero, mille al giorno (+ 24 mila unità rispetto all’anno precedente). Il saldo tra le new entry e le uscite è pertanto pari a 18.911 unità, il secondo peggior risultato del periodo, dopo il recupero parziale del 2009.
“Considerando anche le cancellazioni delle imprese ormai non operative da piu’ di tre anni” – sottolineava in merito l’agenzia di stampa AGI commentando i dati Unioncamere – “al 31/12/2012 lo stock complessivo delle imprese esistenti ammontava a 6.093.158. Le cose non vanno meglio sul fronte dei consumi: l’Istat rileva che nel confronto con i primi undici mesi del 2011 l’indice grezzo delle vendite al dettaglio diminuisce del 2,0%, come risultato di un calo contenuto delle vendite di prodotti alimentari (0,6%) e di una flessione piu’ marcata di quelle di prodotti non alimentari (-2,6%). Nel confronto con il mese di novembre 2011 si registra una diminuzione del 2,1% per le vendite delle imprese della grande distribuzione e del 3,9% per quelle delle imprese operanti su piccole superfici” (vedi anche Draghi invita ad andare avanti a tutti i costi).
Molto negativi i commenti delle principali associazioni di riferimento, con il Codacons che afferma come “il Governo dovrebbe a questo punto seriamente valutare l’apertura di mense pubbliche per distribuire gratuitamente pane e pasta a chi ne fa richiesta”.
Delusa anche Confcommercio, il cui Ufficio Studi commenta come il dato Istat sia “un dato che ribadisce ancora una volta come la crisi dei consumi sia profonda e come sia lontana un’inversione di tendenza” e che “il ridimensionamento degli acquisti, prossimo al 4% se valutato al netto dell’inflazione, coinvolge in modo diffuso i diversi formati distributivi, con punte particolarmente gravi per la piccola distribuzione”. Dati che, aggiunge Confesercenti, confermano “la forte crisi del mercato interno italiano: negli ultimi 5 anni siamo riusciti a fare peggio solo nel 2009, anno di massimo impatto della recessione mondiale, quando le vendite realizzarono una serie negativa di 8 mesi; e per incontrare un altro calo di vendite altrettanto consistente di quello che dovrebbe registrarsi per il 2012 (-3%) bisogna giungere addirittura al 1993” (vedi anche Fmi Missione italiana).