Per il quinto mese di fila le esportazioni della Cina sono apparse in calo e questo – insieme alla debolezza delle quotazioni del greggio – ha stimolato le vendite sui mercati asiatici e incrementato la debolezza europea.
Il Vecchio continente, se non altro, archivia la conferma di Eurostat sull’andamento del Pil nel terzo trimestre: +0,3%, come da attese, nell’area con la moneta unica.
La bilancia commerciale di Pechino è sì risultata in suplus a novembre (343 miliardi di yuan, +2% su base annua), ma a seguito di un segno negativo sia per le esportazioni che le importazioni, una flessione meno pesante del mese precedente che testimonia comunque il persistente rallentamento della seconda economia mondiale. Le esportazioni del paese asiatico sono scese del 3,7% su anno, un dato comunque migliore rispetto alle attese, a 1.250 miliardi di yuan (circa 195 miliardi di dollari), mentre le importazioni sono diminuite del 5,6% su base annua, a 910 miliardi di yuan. Le Borse cinesi hanno reagito negativamente ai dati, con lo yuan che si è indebolito ai minimi da agosto 2011. Shanghai ha limato l’1,89% e Shenzen poco meno, mentreHong Kong ha segnato -1,34%. In Europa, Milano peggiora con l’avanzare delle contrattazioni e cede il 2,4%, peggiore del Vecchio continente e appesantita dal comparto bancario. Sotto osservazione Telecom con le mosse dei grandi soci verso l’assemblea. In netto ribasso anche le altre: Francofortearretra dell’1,9%, Parigi cede l’1,7% e Londra l’1,5%.
A pesare sulle contrattazioni, nel corso della giornata, ci sono i corsi al ribasso del greggio: i prezzi del petrolio hanno sfiorato i minimi da sette anni, con il Wti sotto 37 dollari al barile e il Brent sotto 40 dollari, salvo poi girare in recupero alla chiusura dei mercati Ue (le materie prime). A queste violente oscillazioni si lega l’andamento di Wall Street, che migliora dopo un’apertura in rosso: alla chiusura dei mercati europei, il Dow Jones lima lo 0,3%, loS&P500 arretra dello 0,5%, mentre il Nasdaq riesce a tenere la parità.