Oggi si apre a Bruxelles il Consiglio UE – che proseguirà anche domani – che vedrà riuniti i leader politici dei 17 paesi membri dell’Unione monetaria europea. Inizialmente il vertice era stato pensato per discutere del futuro istituzionale della zona euro ma le nuove turbolenze sui mercati finanziari hanno portato ancora una volta alla ribalta il connubio tra bilanci bancari e bilanci sovrani, che sta mettendo in ginocchio numerosi paesi membri. Non a caso pochi giorni fa la Spagna ha chiesto ufficialmente assistenza all’UE per salvare le banche e la stessa cosa ha fatto la piccola Cipro.
L’obiettivo dei governi è provare a spezzare una volta per tutte questo circolo vizioso tra attività delle banche e finanze pubbliche degli stati sovrani, passando per un’unione bancaria o semplicemente continuando a tamponare le falle della farraginosa struttura della zona euro attuando misure d’emergenza. Il Commissario UE agli affari economici e monetari, Olli Rehn, ha fatto capire che non c’è solo la consapevolezza di provare a fare qualcosa per stabilizzare i mercati nel breve periodo, bensì anche di pensare al futuro con prospettive di lungo termine.
La proposta più interessante agli occhi degli operatori appare al momento quella dell’Italia, avanzata dal premier in pectore Mario Monti. E’ stata battezzata come manovra anti-spread, in quanto ha l’obiettivo di permettere ai fondi salva-stati europei EFSF ed ESM di intervenire sui mercati, attraverso l’aiuto della BCE, acquistando titoli pubblici dei paesi in difficoltà e raffreddando contestualmente i rendimenti. D’altronde, il premier spagnolo Rajoy ha già fatto sapere che Madrid non sarà in grado di sostenere tassi così alti sui propri bond nel lungo periodo, ma trema anche l’Italia che ha lo spread sempre più vicino a quota 500.
► STRATEGIE ANTI-CRISI DELLE BANCHE CENTRALI
Tuttavia, l’idea di utilizzare i meccanismi di stabilità europei per arginare la crisi sembra subito incontrare ostacoli politici e tecnici. Infatti, Italia e Spagna non vogliono sottomersi a condizioni economiche; in più, i due fondi non hanno una potenza di fuoco tale da influenzare in modo decisivo l’andamento dei tassi di un paese come l’Italia o della Spagna se non per pochissimo tempo. L’unica strada percorribile sembrerebbe quella di offrire ai due fondi l’opportunità di rifinanziarsi alla BCE, ma lidea non piace alla Germania che teme l’inizio di una monetizzazione del debito europeo.