Quindici e otto anni di reclusione: le richieste del pubblico ministero per Sergio Cragnotti e Cesare Geronzi in merito all’affaire Cirio sono piuttosto pesanti e fanno capire che la procura di Roma intende andare avanti con fermezza nella risoluzione di uno dei peggiori crack finanziari del nostro paese. Il fallimento del gruppo risale al 2003, quando si verificò un grave default obbligazionario in relazione a circa 1,125 miliardi di euro. I titoli in questione erano stati emessi nel triennio precedente e avevano dato luogo a reati quali falso, truffa, bancarotta fraudolenta e molto altro. La pena più alta è stata riservata a Sergio Cragnotti, all’epoca dei fatti presidente dell’azienda: in particolare, i crediti infragruppo e la collocazione delle società satellite in paesi esteri considerati paradisi fiscali non hanno fatto altro che aggravare la situazione. C’è comunque da precisare che un episodio di truffa, concernente sempre bond e obbligazioni, è finito in prescrizione, dunque almeno su questi fatto è stato chiesto di prosciogliere gli stessi Cragnotti e Geronzi.