Il ‘via libera’ al decreto per le energie rinnovabili è arrivato con il Consiglio dei ministri di giovedì 3 marzo. In una nota, il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani ha commentato sostenendo che Nessun taglio, nessun tetto, nessuno stop allo sviluppo del settore produttivo è stato mai previsto, quanto piuttosto il potenziamento e la razionalizzazione del sistema per incrementare l’efficienza e l’utilizzo di questo tipo di energia, diminuendo gli oneri indiretti legati al processo di realizzazione degli impianti da essa alimentati (dall’autorizzazione, alla connessione, all’esercizio) e, soprattutto, eliminando l’effetto delle speculazioni finanziare che hanno approfittato del settore. Si apre dunque una nuova stagione per l’energia pulita.
Dal Ministero hanno precisato anche che il decreto è in linea con il nostro obiettivo energetico nazionale: ridurre il costo dell’energia per aziende e cittadini che oggi si attesta a circa +30% rispetto agli altri paesi europei. Intendiamo raggiungerlo prima di tutto diversificando il nostro mix energetico, promuovendo quindi la produzione da fonti rinnovabili ed il ritorno al nucleare. Un obiettivo non può prescindere dall’altro. Siamo un paese manifatturiero e non possiamo consentire che le nostre aziende si presentino sui mercati internazionali gravati del peso del costo energetico eccessivo rispetto ai competitor.
Intanto, alcune associazioni ambientaliste hanno manifestato perplessità e, in diversi casi, totale dissenso sul contenuto del decreto tanto da ipotizzare un ricorso per presunta incostituzionalità. Anche i partiti d’opposizione hanno criticato il provvedimento. Il Pd, attraverso i senatori Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, sostiene che E’ di tutta evidenza che il governo ha deciso scientemente di mettere i bastoni tra le ruote al settore innovativo delle rinnovabili che vale oltre 10 miliardi di euro di fatturato, col risultato che saranno scoraggiati investimenti per centinaia di milioni di euro, migliaia di lavoratori affronteranno il futuro in un clima di grande incertezza e il raggiungimento degli stessi obiettivi europei restano fortemente a rischio.
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