L’Italia e l’Europa sono nuovamente in deflazione, sollevando nuove preoccupazioni in Mario Draghi: la Banca centrale europea si riunirà alla luce di questi dati che mostrano come il Vecchio continente si stia allontanando dall’obiettivo della Bce di portare i prezzi vicini al +2%.
Secondo l’Istat, dopo numerosi mesi il Belpaese torna in deflazione con una variazione dei prezzi del -0,2% su base mensile e del -0,3% su base annua. Il Belpaese condivide il destino dell’Eurozona: secondo la stima flash dell’Eurostat, il tasso d’inflazione della zona con la moneta unica è del -0,2% mensile a febbraio, contro il +0,3% di gennaio, e del -0,3% annuo.
In una situazione di deflazione il denaro acquisisce valore: in soldoni quel che ieri si poteva acquistare con un euro diventa abbordabile per qualche centesimo in meno. Per il portafoglio dei cittadini potrebbe essere una bella notizia. Ma non è così per gli economisti. Innanzitutto a monte: significa che l’economia sta stagnando. In prospettiva ancor meno: i consumatori tendono a posporre gli acquisti, confidando nel ribasso ulteriore dei prezzi.
Una conferma di questa tendenza è giunta dai recenti dati di Unimpresa, secondo i quali “Sono aumentate le riserve depositate dagli italiani in banca: segno che i soldi non si trasformano in consumi, ma risparmio. I negozi e le aziende non riescono così a smaltire le scorte in magazzino, rallentando la produzione. L’unica condizione per trovare sbocchi sul mercato diventa quindi applicare degli sconti, con l’effetto a spirale di far scendere ancora più i prezzi, ridurre il proprio guadagno e di rimando quello dei loro operai”.
Così gli stipendi si fermano e con essi si congela tutto il motore dell’economia. Se poi si è fortemente indebitati, come accade per l’Italia, il quadro si tinge ancor più di nero: il debito si fa più pesante e il suo rimborso più complicato.