È la prima volta, dai tempi della crisi, che la Federal Reserve ammette l’esistenza di un alto rischio di speculazione; quest’ultimo sarebbe stato sostanzialmente provocato dall’aver imposto i tassi d’interesse molto vicini allo zero, causando quindi delle false aspettative sull’andamento dell’inflazione. Un riferimento diretto a questa ipotesi c’è stato qualche settimana fa nel corso delle riunioni del Fomc, il braccio monetario della Fed. Questa consapevolezza, comunque, non implica immediatamente un rialzo del costo del denaro: le politiche riduttive della banca centrale americana sono il frutto della stretta creditizia, e, ora che i mercati hanno ripreso a crescere, sono in molti a voler approfittare di questa situazione. Secondo l’economista Nouriel Roubini, i tassi a zero hanno fatto sì che gli investitori prendessero in prestito denaro a tassi più bassi per poi reinvestirli altrove; sono nate così la bolla dei mercati e la svalutazione del dollaro.