Le agenzie di rating continuano a mantenere la Spagna sotto osservazione per possibili downgrade, a causa dei forti problemi economici e finanziari del paese alle prese con elevato debito e deficit di bilancio, tasso di disoccupazione tra i più alti d’Europa e crisi del settore bancario. Cinque giorni fa Standard & Poor’s ha tagliato il rating spagnolo a BBB-, avvicinandolo al livello “junk” (spazzatura). La prospettiva di un declassamento a junk è inquietante per il paese.
Automaticamente verrebbero venduti 12 miliardi di euro di titoli di stato spagnoli in caso di bocciatura di Moody’s, mentre se il rating dovesse essere tagliato da tutte e tre le principali agenzie la fuoriuscita di capitali sarebbe addirittura pari a 61 mliardi di euro. Queste sono le stime calcolate da Morgan Stanley, considerando che il paese declassato a junk uscirebbe dai principali indici utilizzati nelle gestioni passive, ovvero quelle che replicano l’andamento di un paniere di titoli.
Molti di questi panieri sono definiti in base ai rating. Se il livello del merito di credito scende sotto determinate soglie, scattano le vendite automatiche con adeguamento da parte dei fondi di investimento. A fine mese Moody’s completerà il processo di revisione del rating spagnolo. Se avverrà il taglio di uno o due notch, i bond spagnoli usciranno subito dall’indice Jp Emu Government con vendite stimate immediatamente a 12 miliardi di euro. In caso di downgrade superiore a due notch, la Spagna uscirebbe anche dagli indici di BoA Merrill Lynch e Iboxx.
Se poi anche S&P e Fitch dovessero sforbiciare ulteriormente il rating, i titoli iberici uscirebbero pure dagli indici di Barclays e Citigroup. Secondo le stime di Morgan Stanley, su un totale di 497 miliardi di bond spaggnoli verrebbero messi a rischio 61 miliardi di euro detenuti dagli investitori istituzionali stranieri. La banca americana ritiene che il governo spagnolo alla fine chiederà gli aiuti finanziari entro inizio novembre. Intanto nel 2011 un milione di persone ha lasciato il paese.