Dopo 41 anni di potere, tramonta l’era del più longevo dei leader arabi e nel peggiore dei modi. Solo la morte poteva fermare il rais da molti mesi ormai ricercato. L’ex leader libico Muammar Gheddafi è stato ucciso nella giornata di ieri, mentre i nuovi leader della Libia annunciavano la presa di Sirte, sua città natale e ultimo bastione di resistenza. Ancora non ci sono dettagli precisi e quindi in molti sono a nutrire dubbi sulla veridicità di questa affermazione. Non possiamo infatti dimenticare la vicenda di Bin Laden, anch’esso ucciso, ma le cui spoglie furono immediatamente cremate e gettate in mare, senza dare il tempo alle Nazioni di fare le opportune verifiche sulla morte dell’uomo.
I dettagli sulla morte anche in questo caso sono ancora confusi, ma l’annuncio è stato confermato da diversi rappresentanti del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) e c’è anche in rete una foto di un volto insanguinato che sembra quello di Gheddafi. Alla fine dello scontro, gli insorti raccontano di aver trovato Gheddafi rintanato in una buca che urlava, chiedendo probabilmente clemenza: “Non sparate! Non sparate!”. Secondo quanto riferito dal capo del Cnt di Sirte Abu Bakr al-Frinjani, il rais era stato colpito ma al momento del ritrovamento non sembrava in pericolo di vita. Sarebbe stato poi trasportato in ambulanza verso la città di Misurata, ma é stato troppo tardi.
I titoli di coda scorrono sulla vita e la morte di Muammar Gheddafi su tutti i telegiornali. Abbandonato dai suoi fedelissimi, il colonnello ormai era in fuga da molto tempo, non godeva più della protezione dalle potenti tribù della Tripolitania. Ma ora, cosa succederà in Libia dopo la morte del rais? La morte dell’ex dittatore segna un punto di svolta nella cosiddetta Primavera Araba, iniziata il 17 Dicembre 2010 e conclusasi quasi un anno dopo. Un inarrestabile effetto si abbatterà sui paesi del mondo arabo?
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