Qualcosa è cambiato nella testa di scommettitori, analisti, semplici osservatori ed economisti europei. La Brexit infatti sembra essere in queste ultime ore un’ipotesi abbastanza concreta. Certo, ci sarà da aspettare fino al 23 giugno ma le quotazioni di un’uscita della Gran Bretagna dall’Ue sono in netto aumento.
Fino a pochi giorni fa gli analisti mettevano in guardia sulla possibile volatilità delle giornate a seguire. E, puntuale, quest’ultima è tornata a farla da padrona. A scatenare le preoccupazioni sono nuovi sondaggi, i quali ribaltano le convinzioni di poche settimane fa: uno di YouGov per il network ITV posiziona l’uscita dall’Europa al 45%, dinanzi a chi voterebbe per restare (41%). Un altro sondaggio di TNS indica la Brexit al 43% e il “sì” all’Europa al 41%.
La prima ripercussione è arrivata sulla sterlina, la quale si è portata ai minimi da tre settimane perdendo terreno contro tutte le principali divise concorrenti: è arrivata a lasciare sul terreno oltre l’1% sul dollaro a 1,435. L’euro conclude la sessione sopra 1,13 dollari, livello raggiunto venerdì dopo che i deludenti dati sul lavoro Usa hanno assottigliato le possibilità di una stretta monetaria da parte della Federal Reserve: la moneta europea passa di mano a 1,1366 dollari e 122,089 yen.
I mercati Ue tuttavia reggono il peso delle news provenienti da Londra e dintorni: Piazza Affari manda in archivio il lunedì in rialzo dello 0,74% dopo un inizio in rosso con osservato speciale il Banco Popolare, al primo giorno di capital increase. Ancora sotto pressione Unicredit in attesa del nuovo amministratore delegato. In terreno positivo le altre Borse: la stessa Londra si rafforza al +1,03%, Francoforte recupera lo 0,18%, mentre Parigi chiude invariata (+0,04%).