La situazione in cui versa la Grecia ha spinto, solo alcuni giorni fa, i governatori a prendere una decisione drastica: per ridurre la spesa pubblica occorre un taglio ai posti di lavoro statali. La risposta non si é fatta attendere: un’ondata di scioperi ha colpito la Grecia, taxisti, insegnanti, dipendenti ministeriali e altre categorie di lavoratori non hanno gradito le iniziative di rigidità che sono state annunciate dal governo di Atene, guidato dal premier socialista Papandreu. Il rischio di default del Paese é sempre in agguato e il premier non ha trovato, almeno per ora, altra via di uscita che non sia quella dei tagli.
Solo due giorni fa il governo ha annunciato una nuova sforbiciata sulle pensioni e sugli stipendi pubblici, la cancellazione di alcune detrazioni fiscali e la messa in mobilita’ quasi trentamila dipendenti dello Stato. Le conseguenze si sono tradotte in disagi anche per i cittadini: con lo sciopero dei trasporti pubblici, scuole, uffici comunali, tassisti e controllori di volo hanno voluto esprimere il proprio disappunto. D’altra parte però, se la Grecia non contiene i costi, i soldi degli aiuti comunitari non arrivano e il paese, da meta’ ottobre, avra’ le casse vuote per pagare gli stipendi del settore pubblico e le pensioni.
Per ottenere gli aiuti internazionali indispensabili a scongiurare il default, gli ispettori della troika (Commissione europea, Bce e Fmi) hanno chiesto al governo greco di tagliare il deficit di bilancio entro il 2014. Il governo greco si é proposto di vendere beni dello Stato per circa 50 miliardi di euro, tagliare del 20% per le pensioni sopra i 1.200 euro, estendere fino al 2014 dell’imposta sulle proprietà immobiliari. E così, mentre cresce la rabbia dei cittadini, costretti a tirare la cinghia a causa delle severe e rigide misure di austerità, i maggiori sindacati e i lavoratori del trasporto pubblico preparano ulteriori scioperi.
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