I ministri finanziari dell’Eurozona si sono incontrati nei giorni scorsi a Bruxelles dove hanno deciso lo sblocco di massima della nuova tranche di aiuti alla nazione che desta più preoccupazioni in questo periodo. È la prima di una serie di riunioni dei responsabili politici europei allo scopo di dare un risvolto positivo alla crisi del debito sovrano, che minacciano non solo la nazione ellenica, ma l’integrità dell’intero Eurogruppo. E’ stata una fase decisiva per l’Europa, che ha dovuto decidere in tempi stretti misure efficaci per cercare di contrastare la crisi, dove Francia e Germania sono state di fatto le protagoniste, da loro é dipesa la scelta delle soluzioni.
Abbiamo concordato di approvare il versamento della prossima tranche dell’assistenza finanziaria alla Grecia nel contesto dell’attuale programma di risanamento economico – ha annunciato l’Eurogruppo con un comunicato ufficiale diffuso ieri a Bruxelles -. Il versamento di questa sesta tranche, pari a 8 miliardi di euro, sui cui nei giorni scorsi aveva fatto pressing anche la “troika” Bce-Fmi-Ue, dovrebbe aver luogo nella prima metà di novembre, dopo l’approvazione da parte del board dell’Fmi. Inoltre al fine di assicurare la sostenibilità del debito greco concluderemo un secondo programma di risanamento economico della Grecia, con una adeguata combinazione di finanziamenti ufficiali pubblici aggiuntivi e coinvolgimento del settore privato.
Ad Atene, dove non sono mancati in questo periodo iniziative anche poco ortodosse dei manifestanti, una scia di distruzione é stata lasciata dagli scontri a margine dello sciopero generale contro le misure anti-crisi ed é il momento della ricostruzione. L’agitazione non è però finita e alcune categorie di lavoratori stanno pensando a nuove astensioni dal lavoro e si cominciano a temere nuovi scontri. Lo scenario é desolante: i cittadini continuamente intervistati dalle tv nazionali e internazionali manifestano apertamente il loro sgomento per la situazione precaria del Paese: taglio pensioni, immondizia ovunque, una politica che sembra non esserci.
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