Le esplorazioni artiche col solo fine geografico e culturale sono finite ormai da tempo, oggi si guarda all’estremità più settentrionale della Terra con un’altra prospettiva: il petrolio rimane un’attrattiva finanziaria troppo forte, soprattutto in relazione alla situazione economica che si sta affrontando attualmente, anche se lo sfruttamento dei giacimenti in questione sta dividendo enormemente le opinioni. Le ricerche di Cairn, compagnia petrolifera britannica, hanno portato alla scoperta di idrocarburi proprio al largo della Groenlandia: nell’isola potrebbero essere “nascosti” addirittura venti miliardi di barili di oro nero, una quantità davvero ingente. La vasta isola danese potrebbe ora sfruttare in due modi l’opportunità, dal punto di vista economico e politico. In effetti, il sogno è quello dell’indipendenza dalla nazione scandinava, evitando così i seicento milioni di dollari sborsati ogni anno per la sua tutela; le entrate economiche derivanti dal greggio rimpiazzerebbero questo denaro e non mancano le aperture del governo groenlandese ad altre compagnie, tra cui Shell e Statoil, ma occorrerà badare soprattutto all’impatto ambientale.