La crisi finanziaria in Islanda nei mesi scorsi ha lasciato il segno facendo letteralmente avvitare il sistema bancario; nello scorso mese di ottobre, nell’arco di pochi giorni, i tre principali istituti di credito del Paese hanno infatti issato bandiera bianca. Adesso il Governo prova a far rinascere il sistema bancario sia per rilanciare l’economia, sia per dare stabilità alla valuta locale; l’obiettivo è quello di uscire da quel tunnel che ha visto praticamente scomparire le banche Landsbanki, Glitnir e Kaupthing. Lo Stato, al fine di fare una volta per tutte pulizia dei “titoli tossici”, e di calmare i creditori esteri a dir poco nervosi, punta così sia a varare un piano di ricapitalizzazione del sistema bancario che da un lato permetta di trovare un accordo con i creditori delle “vecchie” banche fallite, e dall’altro di fornire capitali freschi a banche di nuova costituzione. In questo modo, il Governo islandese vuole anche riportare fiducia nel mercato, in particolare tra gli investitori esteri, in modo tale che il piano di salvataggio e di ricapitalizzazione delle banche, a regime, comporti il progressivo ingresso dei capitali privati ed il disimpegno graduale dello Stato.