Le aziende sempre attive, quelle che da ormai molte lune reggono portandolo sulle proprie spalle il tessuto imprenditoriale tricolore, hanno creato in tre anni (tra il 2013 e il 2015) 1,1 milioni di posti di lavoro. Di questi 845 mila sono quelli distrutti, con un saldo positivo di 255.000 posizioni.
Un dato positivo, che fa riflettere e in più fa ben sperare, in un momento storico ricco di cambiamenti sotto il profilo normativo e organizzativo.
A rilevarle i suddetti dati è come sempre l’Istat, che lo fa all’interno del ‘Rapporto sulla competitività dei settori produttivi’ dal quale si evince anche che per metà delle imprese manifatturiere che ha aumentato l’occupazione tra gennaio e novembre 2015 gli esoneri contributivi hanno svolto un ruolo fondamentale per la crescita dei posti di lavoro.
Nello specifico, nel settore dei servizi, la quota di imprese che ha ritenuto tale novità normativa ‘molto’ o ‘abbastanza’ rilevanti è pari al 61%. Positivo, tuttavia meno efficace, il nuovo contratto a tutele crescenti introdotto dal job act: secondo l’Istat ha esercitato un ruolo meno rilevante, ma pur sempre positivo. Il 35% delle imprese manifatturiere lo ha giudicato molto o abbastanza importante contro il 49,5% delle imprese dei servizi.
Dal rapporto emerge inoltre che le imprese non hanno rilevato ostacoli significativi all’aumento dell’occupazione aziendale nel corso del 2015. Nella manifattura, tra i fattori indicati più frequentemente si segnalano l’incertezza sulle prospettive di domanda (circa il 39% delle imprese), seguita dalla percezione di un costo del lavoro eccessivo (33%): quest’ultimo fattore rappresenta l’ostacolo più diffuso al reclutamento di nuovo personale anche per le imprese dei servizi (31,3%).