Secondo l’Ocse, per tutto il 2013 l’Italia non sarà in grado di venir fuori dalla recessione che ha già pesantamente colpito il Belpaese lo scorso anno creando i presupposti per squilibri finanziari, il crollo dell’industria e una disoccupazione a livelli record. Nel suo Economic Outlook, l’Ocse sottolinea che l’Italia non uscirà dalla recessione in quanto dovrà fare i conti con gli effetti del consolidamento fiscale e della stretta sul credito. Inoltre, l’occupazione continuerà a diminuire pesando sempre di più sui bilanci delle famiglie e sulla spesa per consumi.
L’organizzazione di Parigi vede rischi nel settore bancario, anche se le banche italiane battono quelle tedesche sui requisiti di Basilea 3. Gli istituti di credito italiani non saranno in grado di sostenere gli investimenti e i consumi, a causa dei bilanci ancora in perdita. Secondo l’Ocse il comparto bancario può essere un rischio per la ripresa economica italiana. Nell’outlook gli economisti dell’Ocse hanno sottolineato che “le banche sono indebolite dal crescente livello dei prestiti in sofferenza”.
Il credit crunch e la crescita dei crediti problematici potrebbero avere effetti molto negativi sull’economia e intaccare pericolosamente il clima di fiducia. Il rischio potrebbe essere quello di assistere all’inversione della tendenza sulla curva dei tassi, con un aumento del costo del debito pubblico per i prossimi mesi. Per il 2013 l’Ocse stima che il pil italiano possa contrarsi dell’1,8%, mentre il prossimo anno dovrebbe esserci un ritorno alla crescita a un ritmo dello 0,4% su base annua. Preoccupano, però, le condizioni del mercato del lavoro e i risparmi delle famiglie.
L’occupazione diminuirà sia quest’anno che nel 2014. Il tasso di disoccupazione dovrebbe salire all’11,9% nel 2013 e al 12,5% nel 2014. Secondo l’Ocse, l’Italia rispetterà i parametri del Patto di Stabilità UE sia quest’anno che il prossimo anno. Il rapporto deficit/pil è stimato al 3% a fine 2013 e al 2,25% a fine 2014. L’organizzazione di Parigi ha poi invitato il governo italiano a non avere fretta nella riduzione delle tasse, in modo tale da non alterare il percorso di consolidamento fiscale.