La lettura definitiva dell’indice Pmi manifatturiero di gennaio dell’Eurozona si è attestata a 52,3 punti dai 53,2 punti della lettura definitiva di dicembre. Il dato è coerente con la lettura preliminare di gennaio e con il consenso. Una lettura al di sotto di 50 segnala contrazione, mentre al di sopra indica espansione.
L’anno nuovo si è d’altra parte aperto all’insegna di una relativa debolezza per il settore manifatturiero tedesco. Esso ha mostrato a gennaio una prestazione leggermente migliore in confronto a quanto segnalato dalla prima stima, attestandosi però al minimo degli ultimi tre mesi. La lettura finale dell’indice sui direttori acquisto di categoria è infatti stata pari a 52,3, due decimi oltre la stima flash ma ampiamente al di sotto del 53,2 di dicembre.
Anche in Italia il comparto manifatturiero si è portato ai minimi da settembre. L’indice generale è ccrollato a 53,2, oltre due punti al di sotto di 55,6, massimo da luglio, toccato a dicembre. Il dato ha deluso le aspettative degli economisti che ipotizzavano una lettura pari a 55. In significativa contrazione la componente dei nuovi ordini, passata a 54,4 da 58 di dicembre.
Ha, invece, confermato i dati preliminari il settore manifatturiero francese calato da 51,4 di dicembre a 50 di gennaio. La lettura di gennaio è la più bassa da agosto, anche se il rallentamento è modesto. Meglio di tutte l’attività manifatturiera spagnola che a gennaio ha registrato la crescita più veloce degli ultimi otto mesi.
L’indice Pmi a cura di Markit si è infatti attestato a 55,4 da 53 di dicembre, segnando il ventiseiesimo mese in cui il benchmark resta sopra la soglia di 50 che separa espansione da contrazione. In più, la voce relativa ai nuovi ordini è salita a 57,8 da 54,5 di dicembre, mettendo a segno la crescita più forte da febbraio 2007.
Dopo questi dati deboli, l’indice Ftse Mib di Piazza Affari si è allontanato dai massimi intraday a quota 18.792 punti e ora guadagna solo lo 0,34% a 18.719 punti.