Quello che doveva essere un report top secret, appannaggio di pochi intimi (probabilmente clienti del broker), è diventato un rapporto economico-finanziario di dominio pubblico. E’ il report stilato dagli specialisti di Mediobanca Securities, che hanno messo sotto la lente la situazione dell’Italia evidenziando tutti i rischi che corre il paese nei prossimi mesi. Già all’inizio del report non vengono inserite indicazioni confortevoli per risparmiatori, politici e investitori. Nel report si legge che “molto è cambiato, nulla è cambiato e l’investment case dell’Italia assomiglia a un revival del 1992”.
Mediobanca Securities fa riapparire vecchi fantasmi, nell’anno in cui ci fu una pesante crisi politica ed economica, accompagnata da una crisi bancaria e dalla svalutazione della lira. Il governo Amato fu addirittura costretto a effettuare un prelievo forzoso dai conti correnti degli italiani per evitare il peggio. Il forte deprezzamento della lira provocò anche l’uscita dal Sistema monetario europeo (Sme) e fu lanciato un piano di austerity da 140 miliardi di euro.
► DEBITO PUBBLICO ITALIANO: NUOVO RECORD A 2.041 MILIARDI DI EURO
Ciò che fa maggiormente rumore nel report del broker di Piazzetta Cuccia è la possibilità di vedere l’Italia costretta a ricorrere a un piano di salvataggio europeo nel giro di 6 mesi, in modo tale da evitare il “dissanguamento” della popolazione con una politica di austerity ormai insostenibile con tasse a livelli record, debito pubblico ancora fuori controllo e assenza di crescita economica. Mediobanca Securities evidenzia che l’economia italiana sta addirittura peggiorando rispetto ai mesi scorsi, ma nelle opzioni per il governo non c’è quella di una svalutazione della moneta visto che l’Italia è ancorata all’euro.
► ITALIA: SETTIMO TRIMESTRE CONSECUTIVO IN RECESSIONE
Mediobanca si aspetta nuove tensioni sullo spread Btp-Bund, ma nel frattempo non intravede margini di manovra con una nuova patrimoniale. Tuttavia, la banca d’affari ritiene che 75 miliardi di euro possano essere recuperati attraverso una convergenza delle tasse sull’immobiliare e sulle attività finanziarie, una tassa sulle grandi fortune, una patrimoniale progressiva sul 10% della popolazione più ricca, un accordo sulla Svizzera sui capitali scudati e da minori costi per rifinanziare il debito.