La crisi politico-istituzionale italiana rischia di avere pesanti ripercussioni anche a livello finanziario. La fiducia dei mercati non potrà reggere all’infinito e già stamattina potrebbe esserci il primo vero banco di prova per spread e borsa, dopo che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dato l’incarico esplorativo a dieci “saggi” per valutare la possibilità di formare un governo. Le paure dei mercati sono concrete. L’Italia attraversa la peggiore fase di recessione economica del nuovo secolo e ha gravi problemi finanziari legati all’enorme indebitamento pubblico.
Le preoccupazioni degli investitori riguardano il rischio ingovernabilità, l’eventuale ampliamento dello spread fin sopra una certa soglia-limite e la reale capacità di poter attivare lo scudo anti-spread in caso di emergenza. Inoltre, i mercati temono che la prolungata impasse politica possa mettere in ginocchio il paese, che non avrebbe un governo in grado di garantire le riforme necessarie per il consolidamento fiscale e gli stimoli alla crescita. All’orizzonte si fa largo l’ipotesi di un ritorno al voto in tempi brevi,
La fiducia dei mercati resta fondamentale per evitare un crack finanziario, già scongiurato a più riprese tra fine novembre 2011 e l’estate 2012. Il debito pubblico italiano ha sfondato quota 2mila miliardi di euro, per cui impone un programma di raccolta di capitali con aste da oltre 30 miliardi di euro al mese, senza contare il pagamento di cedole onerose e il rimborso dei titoli in scadenza. Entro la fine dell’anno il Tesoro deve rimborsare 137 miliardi di euro tra Btp, Cct, Ctz e Italy bond denominati in valuta estera, ovvero quasi il doppio della Spagna.
Una perdita di fiducia degli investitori potrebbe costar caro a Roma: Italia può fare la fine di Cipro secondo Medvedev. Non a caso quasi un italiano su tre teme prelievo forzoso dal conto corrente. L’Italia è anche il paese dell’area euro con il più alto pagamento di interessi sul debito. Nomura ha calcolato che quest’anno le cedole sui titoli di stato a medio-lungo termine saranno pari a 56 miliardi, contro i 41 della Francia, i 30 della Germania e i 24 della Spagna. L’Italia è anche il primo emittente di bond pubblici nell’area euro: nel 2013 le emissioni potrebbero superare quota 400 miliardi di euro.