La crescita della Cina annunciata dal Governo non convince le Borse. Che vanno, nuovamente a picco.
Il Paese cresce al ritmo del 7% su base annua, meglio di quanto prospettato dagli analisti. A dichiararlo è stato oggi l’Ufficio nazionale di Statistica. Tuttavia, l’accuratezza dei dati scatena non pochi dubbi nella comunità finanziaria, e le borse hanno cominciato a perdere; Shanghai su tutte. Il governo è stato poi costretto ad intervenire ribadendo che nel secondo trimestre dell’anno il Paese ha registrato un Pil in miglioramento proprio del 7%.
Alle ore 8 italiane l’Hang Seng scambiava a -1,01%, Shanghai era negativa per il 4,40%. Il Nikkei ha chiuso a 20.463,33 punti (+0,38%).
Eppure oggi i siti dei maggiori giornali mondiali, dagli Usa (Marketwatch, gruppo Wsj, Cnbc, l’agenzia Reuters) all’Europa (Frankfuter Allgemeine Zeitung) accendono un faro sulle cifre, iniziando a parlare di “manipolazione” dei dati.
Sempre oggi la Cina ha reso noto che la vendita delle case nella prima metà del 2015 è balzata del 12,9% anno su anno, in miglioramento netto rispetto al +5,1% registrato nei primi 5 mesi. Le ragioni starebbero in un abbassamento ulteriore del costo del denaro per i prestiti (lo scorso mese la Banca centrale ha ridotto il costo del denaro per la quarta volta in sette mesi), i primi guadagni nel mercato azionario e richieste sempre più “rilassate” nei confronti di chi chiede l’accensione di un mutuo. La vendita delle case ha quindi registrato, nel semestre gennaio-giugno 2015, 2.890 miliardi di yuan (466 miliardi di dollari).
Oggi è intervenuta anche la Banca centrale del Giappone che ha mantenuto (come previsto) il quo programma di Quantitative Easing. Ha tuttavia abbassato le previsioni di inflazione per l’anno fiscale in corso (terminerà nel marzo del 2016) dal +0,8% di aprile all’attuale +0,7%. E’ stato limato anche il Pil atteso del Paese: non più una crescita attorno al +2%, ma al +1,7%.