Riduzione dei costi della politica e della Pubblica Amministrazione unitamente a provvedimenti ed azioni più incisive in materia di lotta all’evasione fiscale, con una compartecipazione agli incassi aumentata a favore dei Comuni, ed interventi in materia di pensionamento. Si possono riassumere in questo modo le “linee guida” della manovra finanziaria varata dal Governo nella giornata di ieri per garantire al nostro Paese la stabilità economica ed il rientro sotto il 3% del rapporto tra l’indebitamento ed il prodotto interno lordo per l’anno 2012. La manovra mira a tagliare gli stipendi dei politici, ma chiaramente i risparmi non sono tali da garantire l’aggiustamento dei conti che, invece, quadra con il provvedimento di riduzione delle finestre per andare in pensione ed ancor di più con le misure prese a carico dei dipendenti del pubblico impiego.
Per i dipendenti statali, infatti, arriva un severo piano di austerità che prevede il congelamento per tre anni del loro salario, ed una riduzione tra il 5% ed il 10% per quelli più alti sopra la soglia, rispettivamente, dei 90 mila euro e dei 150 mila euro. E’ arrivato anche il provvedimento, di cui si è discusso tanto negli ultimi mesi, riguardante la soppressione delle province, ma non saranno “cancellate” tutte; le province da sopprimere saranno infatti solo quelle che rappresentano Comuni italiani con una popolazione complessiva inferiore ai 220 mila abitanti.
Niente tasse, quindi, ma stipendio degli statali in frigo per ben trentasei mesi e qualche aumento, a partire dai pedaggi autostradali che, a regime, porteranno tra l’altro anche a dover pagare tratti gestiti dall’Anas, a partire dall’autostrada Salerno – Reggio Calabria. La manovra prevede inoltre anche tagli agli Enti locali che, molto probabilmente, a carico di quei Comuni con le casse vuote, non potrà non portare o ad un taglio dei servizi, oppure ad un incremento dei tributi locali per poter far quadrare i conti.
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