Mario Monti ha dichiarato che non si candiderà a premier alle prossime elezioni di fine febbraio 2013, ma si è detto disponibile a tornare a guidare il paese se i numeri lo consentissero e se il programma fosse per lui convincente. Nella conferenza stampa di ieri, l’ormai ex premier del governo tecnico – subentrato sul finire di novembre all’esecutivo Berlusconi nel bel mezzo di una tempesta finanziaria per l’Italia – ha fatto intendere che ora tocca alle forze politiche guadagnarsi la sua leadership.
Monti è quindi disponibile a portare avanti quella che chiama l’agenda Monti, ovvero i punti del manifesto europeo che si propone di essere una vera e propria piattaforma riformatrice. Secondo Monti sta alle forze politiche conquistarsi la sua fiducia. Monti ha dettato precise condizioni, come nella composizione delle liste che dovranno essere trasparenti e innovative nelle persone. Monti le chiama “garanzie di credibilità”. In questo caso sarebbe disposto ad accettare l’incarico di premier, ma non parteciperà atttivamente alla campagna elettorale.
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La candidatura di Monti sarà proposta dalla coalizione di centro, composta da Casini, Montezemolo e Riccardi. L’ex premier del governo tecnico ha parlato poi dei risultati raggiunti dal suo esecutivo nel corso di questo difficile anno. Monti ha affermato che l’Italia è stata in grado di gestire la crisi finanziaria senza dover ricorrere agli aiuti, come suggerito da più parti per evitare il tracollo. Monti ha poi attaccato pesantemente Silvio Berlusconi, che sarà candidato premier del Pdl. Monti si è detto sbigottito dalle ultime dichiarazioni del Cav. Il professore di Varese ha affermato di “avere difficoltà a capire la linearità dei ragionamenti del Cavaliere”.
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Monti ha dichiarato di fare “fatica a capire la sua linea mentale”. Nel frattempo il professore ha stilato la sua agenda, ovvero un memorandum che dovrebbe essere attuato nei primi 100 giorni. Il primo punto in agenda è non distruggere tutto ciò che è stato fatto con gradi sacrifici dagli italiani negli ultimi dodici mesi. Poi ha lanciato altre frecciatine a Berlusconi, dichiarando che l’Imu non si può togliere e che “il più grande costo della politica non è tanto quello di festini, irriguardosi di ogni dignità, e che determinano lo screditamento della politica quando c’è invece bisogno del suo rafforzamento, ma le decisioni non prese o quelle prese per interessi di breve periodo”.