Si trova presso la centrale termoelettrica Federico II di Brindisi il primo impianto pilota in Italia – e uno dei primi in Europa – per catturare e sequestrare l’anidride carbonica.
L’impianto rientra tra le attività integrate previste dall’accordo strategico siglato con Eni nel 2008. E’ un progetto fortemente innovativo tanto da permettere di trattare 10.000 metri cubi l’ora di fumi provenienti dalla centrale a carbone Federico II per separare 2,5 tonnellate l’ora di anidride carbonica (CO2) – uno dei principali gas effetto serra -, fino a raggiungere un massimo di 8.000 tonnellate l’anno. Un po’ come se si fosse trasportata sul posto un’enorme foresta: per avere un’idea dell’impatto sull’ambiente,infatti, basterà pensare che si tratta della stessa quantità di CO2 che viene assorbita da circa 800 mila alberi, ovvero una foresta di dieci chilometri quadrati.Enel, così, si propone di rendere possibili in un decennio centrali elettriche a combustibili fossili a zero emissioni. La tecnologia di cattura post-combustione utilizzata a Brindisi interviene a valle del processo di combustione con un sistema che, utilizzando sorbenti chimici, permette di separare la CO2 dai fumi: i sorbenti vengono poi scaldati con vapore e rilasciano la CO2 catturata, pura e pronta per essere liquefatta ed immagazzinata. Lo sviluppo del progetto di cattura si colloca nel programma congiunto con Eni per la sperimentazione del primo pilota integrato italiano.
La CO2 prodotta dall’impianto di Brindisi sarà trasportata presso il sito Eni/Stogit di Cortemaggiore, dove sarà iniettata e immagazzinata permanentemente nel sottosuolo e realizzerà un utile know how per progettare future applicazioni della tecnologia su larga scala. L’impianto pilota di stoccaggio è previsto in esercizio nel 2012 perché si è in attesa del rilascio delle ultime autorizzazioni. Intanto, sono già stati avviati da alcuni mesi i monitoraggi di base per accertare i livelli preesistenti di CO2 nell’area coinvolta.