Il decreto “salva-italia” presentato dal Governo deve far fronte ad una recessione che per molti è ormai inevitabile e le critiche si sprecano su tutti i fronti; uscire da un momento difficile non lo si fa’ di certo senza calcare la mano, ma quello che la nuova manovra da 30 miliardi intende proporre va’ a toccare una serie di punti che feriscono il morale già basso degli italiani che sentono ancora il peso della crisi sulle loro spalle (quando invece sarebbero i banchieri a doversi fare un esame di coscienza).
Se sotto i riflettori abbiamo i tagli ai costi della politica e le novità sulle pensioni, dall’altro la discussione si sposta sui 10 miliardi previsti per la crescita del Paese che non convincono affatto visto che lo sviluppo dovrebbe essere incentivato puntando sopratutto sulle risorse umane e proponendo un piano di lungo periodo.
Senza andare a scendere nei particolari dei punti principali che vengono trattati singolarmente, quello su cui si concentra l’attenzione di oggi sono tutti gli altri provvedimenti che restano più o meno nel oscuri ai cittadini ma li colpiscono lì dove fa’ più male (al portafoglio, si intende).
Se da un lato si è pensato che per salvare l’Italia sia necessario intervenire sui soggetti più benestanti con ad esempio il superbollo sulle auto di grossa cilindrata (più di 170 cavalli) oppure anche le imposte nuove sulle barche di più di 10 metri, dall’altro abbiamo invece la nuova imposta sul deposito titoli, che invece mette le mani in tasta a tutti (si, anche a chi ha appena comprato titoli di Stato aprendo un deposito titoli per l’occasione) che prevede l’applicazione del bollo sui conti correnti anche sul deposito titoli. Si parlava già in Luglio di agire sulle imposte legate al deposito titoli ed ora sembra che il discorso sia tornato in primo piano e se prima i piccoli risparmiatori già non beneficiavano di guadagni interessanti, ora si rischia la parità sui portafogli minori.