Le premesse c’erano tutte e infatti l’oro è riuscito a volare fino a un nuovo record, 1.500,50 dollari l’oncia: tale quotazione non è altro che il risultato dell’indebolimento progressivo del dollaro, il quale ha spinto gli investitori a domandare sempre più metallo biondo in alternativa alla moneta verde. Quest’ultima non è riuscita a rimanere al passo con l’euro a causa della speculazione sulle decisioni della Banca Centrale Europea, intenzionata ad accrescere i costi dei prestiti. Tra l’altro, l’oro aveva già guadagnato trentadue punti percentuali nel corso del 2010, con i prezzi dell’argento che erano invece più che raddoppiati. I futures aurei relativi alle spedizioni di giugno sono aumentati fino a 2,20 dollari (+0,1%) presso il Comex di New York, mentre poi questi stessi prezzi hanno beneficiato di un ulteriore +0,5%. Il metallo sta divenendo dunque il bene rifugio per eccellenza, alla luce delle non incoraggianti proiezioni sull’economia americana, i cui limiti di debito sono sotto gli occhi di tutti.