Ci si dimentica spesso, nelle analisi economiche, di esaminare l’andamento del commercio italiano, uno dei settori che pecca maggiormente di programmazione. L’aumento quasi “sconsiderato” di centri commerciali negli ultimi tempi doveva invece far riflettere sull’esistenza della corrispondenza tra offerta e domanda e sui possibili danni che potevano essere arrecati agli esercizi minori: ma tutto ciò non si è verificato. Un esempio su tutti riguardante questa preoccupante tendenza è la città di Roma: nel solo 2008 ben 2.500 negozi di quartiere sono stati costretti a chiudere e, addirittura, la grande distribuzione non è riuscita a fare rima con “prezzi accessibili”. Confesercenti ha già stimato per il 2009 una perdita di 17.000 posti nel commercio romano: si attende da tempo un piano regolatore, ma intanto i grandi centri proliferano e fanno letteralmente “la pioggia e il bel tempo”, grazie anche alle leggi sull’edilizia che consentono ancora ampi margini di profitto.