La crisi economica italiana continua a evidenziare segnali inquietanti. Dopo la pesante recessione dello scorso anno e con la disoccupazione ai massimi dal 1993 (oltre tre milioni di disoccupati), anche quest’anno le cose non dovrebbero cambiare molto. A pagarne le spese sono soprattutto le piccole e medie aziende e le famiglie con i redditi più bassi. L’ultimo report di Confcommercio mostra un quadro economico davvero allarmante. Nel 2013 il pil è stimato in calo dell’1,7%, ma soprattutto ci saranno 618 nuovi poveri al giorno.
Qualche tempo fa l’Istat aveva calcolato un dato ancora peggiore riferito al 2011, con 8 milioni di poveri in Italia pari all’11% delle famiglie del Belpaese. Dal meeting in corso a Cernobbio Confcommercio ha lanciato un monito alle istituzioni e alla politica, affinchè si faccia il più presto possibile per invertire la rotta. Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, si aspetta che “la politica si assuma la responsabilità del cambiamento dando al paese un governo”.
Le previsioni per l’anno in corso sono molto negative. La stima sul pil è stata tagliata a -1,7%, con un’ulteriore caduta del 2,4% per la domanda domestica, una flessione superiore al 3% per gli investimenti e un reddito disponibile in discesa di quasi il 2% a causa soprattutto del costante inasprimento della pressione fiscale, che ormai ha raggiunto il 53,6% in termini reali su livelli record. Il presidente di Confcommercio ritiene che sia fondamentale la formazione immediata di un governo, che possa affrontare i temi dell’etica pubblica e del rinnovamento delle istituzioni. Inoltre, sarà necessario fare pressione sulla Ue per chiedere di poter procedere con maggiori impulsi alla crescita.
Per quanto riguarda l’aumento della povertà, viene stimato che nel 2013 il numero di poveri possa superare i 4 milioni, ovvero quasi il doppio rispetto al 2006. Per il calcolo dell’indice della miseria (persone nella fascia di disagio assoluto) sono state prese in considerazione variabili come l’inflazione, la disoccupazione, la cassa integrazione e le persone “scoraggiate”, cioèle fasce più deboli del mercato del lavoro.