Periodo di giudizio per alcune importanti economie mondiali. Dopo il declassamento storico degli Stati Uniti e le successive polemiche e indagini da parte del dipartimento di Giustizia, ora tocca al Giappone. Moody’s ha abbassato di un gradino il rating, passato ad Aa3, del debito a lungo termine del Giappone a causa del massiccio indebitamento del Paese giallo, che ricordiamo ha subito un ulteriore aggravio a causa del terremoto nel nordest dell’11 marzo. Il Giappone è indebitato a un livello circa due volte superiore al suo prodotto interno lordo (Pil) e la somma aumenta ogni anno. Il Paese infatti continua a emettere buoni del tesoro per coprire le spese. Solo pochi mesi fa Moody’s aveva avvertito della possibilità di un taglio della AA2 del rating giapponese, a causa dei timori sulla crescita economica.
L’abbassamento del rating è motivato da importanti disavanzi di bilancio e l’accumulo del debito pubblico giapponese dalla recessione mondiale di 2009 – ha sottolineato l’agenzia di rating – molti fattori fanno in modo che sia difficile per il Giappone ridurre la proporzione dell’indebitamento riguardo al Pil. Negli ultimi cinque anni inoltre i cambi frequenti nelle amministrazioni hanno impedito al governo d’implementare strategie economiche e fiscali a lungo termine e di trasformarle in politiche effettive e durevoli.
Il giudizio di Moody’s sul Giappone è ora tre livelli inferiore rispetto alla tripla A, status che Tokyo ha perso 12 anni fa, ma resta comunque di livello alto. Con la mossa di ieri notte, Moody’s ha portato il suo giudizio sul Giappone allo stesso livello di un’altra agenzia di rating che si era espressa nei giorni scorsi, Standard & Poor’s. Il governo del Giappone ha rivelato un programma di prestiti da 100 miliardi di dollari per allentare le tensioni causate dal forte yen e incoraggiare gli imprenditori locali. La moneta troppo forte infatti spinge in basso le esportazioni ma al tempo stesso rende conveniente per i giapponesi comprare dall’estero.
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