E’ ancora sold-out per l’emissione obbligazionaria di titoli di stato italiani di breve e brevissmo periodo. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha piazzato questa mattina Buoni ordinari del Tesoro (BOT) per un controvalore complessivo di 11 miliardi di euro, che in parte serviranno a coprire i 7,7 miliardi di Buoni in scadenza il 15 ottobre. Tuttavia, questa volta il Tesoro ha dovuto pagare tassi più alti rispetto alle ultime aste, complice anche il clima di minore appetito per il rischio che si respira al momento sui mercati finanziari.
La Banca d’Italia ha comunicato che il Tesoro ha emesso 11 miliardi di euro di BOT: 3 miliardi di euro di BOT trimestrali e 8 miliardi di euro di BOT annuali. Per quanto riguarda l’emissione di BOT a 3 mesi, scadenza 14 gennaio 2013 (duration 91 giorni), il rendimento lordo dei titoli trimestrali è salito allo 0,765% dal precedente 0,7% mostrato nell’asta di settembre.
Per quanto riguarda il collocamento dei BOT annuali, che era senza dubbio la scadenza di maggiore interesse, la domanda è stata molto sostenuta anche se bisogna registrare un lieve aumento dei tassi. I BOT a 12 mesi, scadenza 14 ottobre 2013, duration 364 giorni, sono stati emessi ad un rendimento lordo dell’1,941%. Il tasso è aumentato rispetto all’asta dello scorso 12 settembre, quando lo yield si attestò all’1,692% scendendo sui livelli minimi da marzo scorso. Buone indicazione anche dal lato della domanda. Infatti, il rapporto di copertura è salito a 1,77 rispetto al bid to cover ratio di 1,65 dell’asta di settembre.
Sul mercato secondario dei titoli di stato lo spread Btp-Bund è in leggera crescita a 362 punti base. Il rendimento lordo del Btp decennale si attesta per ora al 5,11%. Piazza Affari, invece, è in calo e dopo la diffusione dei risultati dell’asta dei BOT sta aumentando le perdite. L’indice FTSE MIB perde lo 0,76% a 15.386 punti. Maria Cannata, direttore generale del debito pubblico al Tesoro, ritiene che il fabbisogno di finanziamento sui mercati dell’Italia scenderà di 20 miliardi nel 2013, per cui dovrebbero esserci minori pressioni sul debito e quindi sullo spread.